Il 29 settembre p.v. dalle ore 9.30 alle ore 13.00 in modalità online, si terrà l’Evento Finale del Progetto MITIMPACT, finanziato nell’ambito del programma Interreg Alcotra Italia-Francia e incentrato sulla previsione e valutazione dell’impatto del cambiamento climatico e dell’inquinamento fotochimico dell’aria sulla vegetazione transfrontaliera, in particolare della Provincia di Cuneo e del Dipartimento delle Alpi marittime francesi.
All’evento interverranno in qualità di relatori, oltre ai referenti per ciascun partner progettuale, anche: Alessandra De Marco (Enea), Mrs Jacqueline Bianco (presidente GIEFS), Cristina Leonardi (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), Elena Fila Mauro (Settore Foreste della Regione Piemonte), Gian Michele Cirulli (Servizio Verde Pubblico della Città di Torino), Matteo Garbarino (DISAFA – Università di Torino), Silvana Dalmazzone, (EST – Università di Torino) e Francesco Lollobrigida (Meteorologia, clima e qualità dell’aria di ARPA), sarà quindi il momento dedicato a tirare le somme sui risultati attesi e su quelli ottenuti insieme a un panel di specialisti affermati nel settore.
Tra i risultati principali del progetto, per quanto riguarda nello specifico le foreste, è stato possibile aggiornare le conoscenze sull’impatto dell’ozono sugli ecosistemi forestali arrivando alla definizione dei valori soglia delle concentrazioni di ozono dannose per alcune specie e più in generale per le foreste. Risultati rilevanti sono sicuramente la valutazione degli impatti economici sui principali servizi ecosistemici forniti dalle foreste e infine la formulazione di proposte operative e di strategie di mitigazione anche per quanto riguarda la gestione forestale.
E’ stato fissato al 29 settembre prossimo l’evento finale di presentazione dei risultati del progetto che si svolgerà in modalità teleconferenza a causa dell’emergenza COVID-19.
Nel corso della stessa settimana, si terrà un evento divulgativo parallelo organizzato in forma di webinar da parte dei partner francesi.
Sempre a causa dell’emergenza sanitaria, è stata inoltre richiesta una proroga al progetto fino al 31 ottobre 2020; si attende una risposta in merito da parte del Comitato di Sorveglianza entro il mese di luglio.
I programmi finali degli eventi saranno pubblicati a breve.
Si terrà dal 2 al 3 aprile un incontro articolato su due giornate e dedicato all’approfondimento degli effetti dell’inquinamento dell’aria e del cambiamento climatico sulle foreste mediterranee, alla luce dei risultati emersi nel progetto Mitimpact. In particolare, nella mattina della prima giornata si svolgeranno le sessioni tecniche che illustreranno i risultati del progetto e nel pomeriggio si darà spazio ai gruppi di lavoro con la partecipazione di tecnici, politici e portatori di interesse nel campo, per elaborare una strategia di mitigazione e di adattamento per gli ecosistemi forestali. Il secondo giorno sarà dedicato esclusivamente alle scuole.
L’evento si terrà nel bellissimo spazio de L’Espace de l’Art Concret (https://www.espacedelartconcret.fr/) al centro della cittadina di Mouans-Sartoux nell’entroterra di Cannes.
Per iscrizioni e informazioni più dettagliate:
https://www.eventbrite.fr/e/billets-colloque-europeen-mitimpact-sur-la-sante-des-forets-mediterraneennes-92533876315
Sul finire del secolo scorso grande risalto ebbero i danni causati alle foreste, in particolare del centro Europa, dalle cosiddette “piogge acide”, rese tali a causa dell’immissione in atmosfera di anidride solforica dovuta al largo utilizzo di combustibili fossili.
Oggi a preoccupare di più è soprattutto l’ozono. Il danno sulle piante è correlato alla sua concentrazione in atmosfera e all’assorbimento stomatico delle foglie. Nello specifico la sua fitotossicità inibisce la fotosintesi clorofilliana e la produzione di glucosio, utilizzato dalla pianta come nutrimento mentre, quello in eccesso, può essere immagazzinato a formare biomassa. Con concentrazioni di ozono elevate si stima una riduzione dell’attività fotosintetica fino al 15%.
Le notevoli masse di emissione di CO2 rappresentano uno dei più urgenti problemi ambientali, giacché aumentano “l’effetto serra” con il conseguente riscaldamento generalizzato della terra e i mutamenti climatici già in atto.
Negli ecosistemi terrestri il ciclo del carbonio consente di assorbire CO2 in situazione climatiche non estreme e nelle fasi biologiche in cui la respirazione non prevale sulla fotosintesi, consentendo ai boschi di diventare “serbatoi di carbonio”. Se si favoriscono gli assorbimenti degli ecosistemi, maggiore sarà la quantità di carbonio fissata a lungo termine nella biomassa e nel suolo, minore sarà l’impatto delle emissioni sull’atmosfera.
Il protocollo di Kyoto e successivi impegni internazionali impegnano i paesi a ridurre le emissioni che provocano l’effetto serra e ne regolamentano la contabilizzazione secondo un mercato ufficiale che è l’ETS (Emission Trading System) nel quale si scambiano crediti generati da progetti certificati con permessi di emissione. In parallelo all’ETS esiste la possibilità di scambiare crediti di carbonio nel cosiddetto mercato volontario in cui individui, società e organismi pubblici comprano crediti per mitigare le loro emissioni derivanti da trasporti, produzione di energia e altre fonti. Fra i vari progetti accreditabili, oltre a quelli più diffusi nel campo delle energie rinnovabili, vi sono anche quelli in ambito forestale. È in tale ottica che l’Ipla, a partire dagli anni 2000, per conto della Regione Piemonte, è impegnata in attività di studio e di monitoraggi inventariali finalizzati all’identificazione di tecniche di gestione delle risorse naturali (boschi e impianti per l’arboricoltura da legno) e alla contabilizzazione del sequestro del carbonio in vista di un mercato regionale dei crediti.
Ipla ha stimato che nelle foreste piemontesi (suoli + piante) per ogni ettaro (la superficie totale sfiora 1 milione di ettari) ci siano circa 600 t di anidride carbonica stoccata, di cui oltre 200 t nelle radici e nei fusti delle piante.
Ciò premesso, è evidente l’importanza di studiare l’impatto che l’ozono può avere sulle piante e sugli ecosistemi forestali quali fornitori di servizi.
Studi recenti hanno dimostrato che concentrazioni elevate di ozono possono ridurre la produttività delle foreste fino al 50% con conseguente impatto sulla capacità delle stesse di immagazzinare CO2.
A tale proposito, il Dipartimento di Economia e statistica dell’Università degli Studi di Torino, nell’ambito del progetto Mitimpact, in collaborazione con Arpa ed Ipla sta definendo una metodologia che permetta di stimare gli impatti dell’ozono sugli ecosistemi da un punto di vista economico. Siccome la sensibilità delle specie è diversa uno studio parallelo, condotto dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, fornirà scenari futuri su come la vegetazione forestale si trasformerà adattandosi ai cambiamenti climatici e, di conseguenza, su quale sarà la risposta complessiva delle foreste in un quadro di progressivo innalzamento delle temperature, riduzione delle precipitazioni e aumento delle concentrazioni di alcuni inquinati dell’aria come l’ozono, favoriti dalla luce e dal calore.
Di tutto questo si è discusso durante un importante incontro con Corinne Le Quéré, alto commissario per il clima nominato dal governo francese, organizzato a Nizza lo scorso 2 febbraio dal Conseil Départemental. Corinne Le Quéré, oltre ad essere presidente del consiglio per il clima, direttrice del Tindall Centre per la ricerca sui cambiamenti climatici e reggente della cattedra per i cambiamenti climatici all’Università Est Anglia, è una climatologa di fama mondiale che ha fornito validi spunti su come proseguire la ricerca in questo campo.
Il 30 agosto 2019, gli esperti italiani e francesi di IPLA, CNR e GIEFS si sono confrontati, presso i siti di monitoraggio situati a Pietraporzio, circa le modalità di interpretazione e verifica dei danni da ozono sulla vegetazione campionata.
Un confronto tecnico indispensabile per rendere uniformi i criteri di valutazione e assicurare la confrontabilità dei risultati del progetto per l’Italia e la Francia.
Si terrà il 22 maggio prossimo, a Cuneo, un incontro di divulgazione e sensibilizzazione sui temi del progetto Interreg Alcotra “Mitimpact“.
L’incontro vuole fornire informazioni alle comunità locali, interessate dalle attività di monitoraggio dell’ozono, sull’impatto del cambiamento climatico e, in particolare, dell’inquinamento fotochimico sulla vegetazione e sugli ecosistemi. I temi verranno anche discussi con tecnici e amministratori locali allo scopo di definire strategie e misure di mitigazione adeguate per ridurre tali impatti.
Qui di seguito trovate il programma della giornata.
In Valle Stura (Pietraporzio, 11 giugno) e Val Varaita (Pontechianale, 15 giugno), aree interessate dalle attività di monitoraggio delle concentrazioni di ozono, si terranno due incontri di sensibilizzazione sui temi del progetto Interreg MITIMPACT. L’obiettivo è informare le comunità locali sull’impatto del cambiamento climatico e dell’inquinamento fotochimico sulla vegetazione e sull’ambiente in generale, nonché illustrare l’approccio del progetto volto a definire strategie e misure di mitigazione adeguate.
L’inquinamento da ozono continua a essere un problema serio per gli ecosistemi terrestri e la salute delle piante. Alcuni progressi sono stati raggiunti controllando l’emissione di precursori in alcune zone del mondo ma resta ancora tanto da fare.
La conferenza internazionale, che si terrà a Firenze dal 21 al 25 maggio 2018, consentirà a tutti gli esperti del settore di incontrarsi e discutere lo stato dell’arte e le strategie da adottare nel prossimo futuro.
I temi principali affrontati della conferenza sono:
1. Monitoraggio, modellizzazione e valutazione del rischio del danno da ozono sugli ecosistemi vegetali.
Nuovi studi epidemiologici e approcci innovativi al monitoraggio si stanno sviluppando mentre la modellizzazione dell’ozono sta diventando sempre più sofisticata e ad alta risoluzione. La valutazione del rischio sta via via prendendo in considerazione molti parametri diversi per la protezione delle piante, con particolare attenzione al flusso di ozono stomatico.
2. Risposta degli ecosistemi vegetali all’esposizione all’ozono.
In questa sezione si parlerà di sicurezza alimentare ed effetti su foreste e praterie. Uno degli obiettivi principali è quello di valutare strategie per massimizzare la resa agricola, la produttività e altri servizi ambientali offerti dagli ecosistemi vegetali sotto stress da ozono.
3. Influenza degli ecosistemi vegetali sulla concentrazione di ozono nell’atmosfera.
La deposizione di ozono è fortemente influenzata dal tipo di vegetazione. Gli scambi di composti organici volatili biogenici sono noti per contribuire alla chimica dell’ozono nell’atmosfera. Si affronteranno quindi i meccanismi, la stagionalità, le risposte all’ozono da solo e in combinazione con altri fattori ambientali, nonché la selezione di adeguate infrastrutture verdi per l’inverdimento urbano.
Per maggiori approfondimenti, consultare la pagina ufficiale della International Conference on Ozone and Plant Ecosystems dalla quale è possibile scaricare e stampare il Book of Abstracts con il programma aggiornato.
Il progetto è stato presentato ai rappresentanti eletti locali del Dipartimento delle Alpi Marittime presso il Centro amministrativo delle Alpi Marittime di Nizza.
I partner italiani dell’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente), Francesco Tagliaferro e Andrea Ebone, nonchè i membri del GIEFS (Groupe international d’Etudes des Forêts Sud-Européennes), Laurence Dalstein e Marie-Lyne Ciriani, hanno partecipato a questo incontro.
Il 10 luglio 2017 a Torino, è stato presentato il Progetto Europeo MITIMPACT (Programma Alcotra), nell’ambito del quale un team di specialisti, coordinati da IPLA S.p.A. (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente), si occuperà di studiare, prevenire e mitigare i danni subiti dalle foreste in provincia di Cuneo e nel Dipartimento delle Alpi marittime francesi a causa dell’elevata concentrazione di ozono in atmosfera.
Alla presentazione hanno preso parte, fra gli altri, l’Assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia, l’Amministratore Unico di IPLA, Igor Boni, il responsabile del Servizio Cooperazione e progetti internazionali di IPLA, Francesco Tagliaferro, la responsabile tecnica per il Giefs – Group International d’Etudes des Forêts Subalpines – Laurence Dalstein, il dirigente responsabile della struttura semplice “Qualità dell’aria” di Arpa Piemonte, Mauro Grosa, e la dirigente di ricerca dell’Istituto Protezione Sostenibile delle Piante del Cnr a Sesto Fiorentino, Elena Paoletti.
“L’ozono – ha spiegato Igor Boni – è considerato uno dei più temibili inquinanti, pericoloso sia per l’uomo che per i vegetali. La sua stabilità gli consente di migrare anche a distanza dalle aree dove viene prodotto, normalmente in conseguenza della combustione degli idrocarburi utilizzati come carburante per il traffico veicolare. Questa caratteristica rende, perciò, possibile la sua presenza in concentrazioni elevate anche nelle aree rurali più remote, sia in pianura che in montagna, per cui sono state emanate apposite direttive anche a livello internazionale che stabiliscono dei limiti soglia di concentrazioni di ozono in atmosfera, oltre cui si può verificare il danno alle foreste”.
La formazione dell’ozono è correlata anche all’insolazione, e nella regione mediterranea si raggiungono i livelli più elevati d’Europa. “I territori interessati dal programma Alcotra di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia – ha aggiunto Francesco Tagliaferro – sono fra quelli maggiormente a rischio. Il danno dipende largamente non solo dalla specie vegetale, ma anche dalle condizioni climatiche in cui vegeta, poiché l’ozono agisce penetrando dagli stomi delle foglie e intervenendo poi nei processi metabolici, alterandoli”.
Gli obiettivi di MITImpact sono: prevedere e valutare economicamente l’impatto dei danni da ozono sulla vegetazione, sull’ecosistema e sui servizi ecosistemici, individuare pratiche e azioni mitiganti in base alla valutazione dei costi e dei benefici, e sensibilizzare sul tema enti, istituzioni e singoli cittadini. “Il progetto – ha detto Mauro Grosa – prevede attente ricognizioni e verifiche in campo, focalizzate su alcune delle specie forestali più tipiche delle nostre Alpi, quali il pino silvestre, il pino cembro e il faggio. Nella zona costiera di confine saranno verificati i danni anche sul pino d’Aleppo”. Le attività si svolgeranno nell’arco di 3 anni, con termine previsto per la fine di maggio del 2020.
Saranno studiati ed elaborati i dati di emissione e di concentrazione degli inquinanti nell’ambito delle aree di studio, correlandoli con i danni effettivamente osservati in campo e le condizioni meteorologiche attuali e previste sino al 2085 secondo specifici scenari evolutivi, “un metodo che consentirà – ha specificato Laurence Dalstein – di conoscere con miglior precisione i possibili danni futuri”.
Il progetto, ha poi aggiunto Elena Paoletti, “contribuisce ad aiutare a colmare un’attuale carenza normativa sulle soglie di protezione della vegetazione nei confronti del suo più importante inquinante attuale, l’ozono, fornendo parametri concreti di riferimento alle amministrazioni pubbliche”.
“Il cambiamento climatico – ha concluso l’Assessore Alberto Valmaggia – ci pone davanti a sempre nuove sfide, che si possono fronteggiare solo attraverso un’analisi precisa dei dati e delle prospettive di scenario, in un ambito che non può restare ristretto nei confini nazionali. La salvaguardia delle foreste, i nostri polmoni verdi, passa attraverso l’impegno delle istituzioni a livello transfrontaliero, e in questo caso la cooperazione fra Italia e Francia sarà determinante per delineare nuove strategie di mitigazione degli impatti dell’inquinamento da ozono per il nostro ecosistema”.
La stampa ha poi intervistato i relatori e il programma è stato trasmesso su un canale televisivo italiano locale.