Il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono strettamente legati. Questo progetto si colloca nell’ambito della regione mediterranea che è una di quelle in Europa maggiormente colpite dai fenomeni del cambiamento climatico e dall’inquinamento atmosferico, soprattutto dovuto all’ozono.
Recenti studi del GIEC (Gruppo di Esperti Intergovernamentale sull’Evoluzione Climatica) indicano che le temperature medie potrebbero aumentare nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra sino a 5,2°C entro il 2080. A Nizza, uno studio recente indica che le temperature medie potrebbero aumentare di 3,5°C entro il 2100 (Sicard e Dalstein-Richier, Health and vitality assessment of two common pine species in the context of climate change in southern Europe, 2015).
Negli ultimi vent’anni, il clima è diventato più caldo e secco lungo la costa e leggermente più piovoso nell’entroterra.
L’ozono troposferico è l’inquinante più pericoloso per le foreste, e principalmente per quelle mediterranee, che si estendono in una regione dove l’ozono atmosferico può raggiungere concentrazioni molto elevate (Paoletti, Impact of ozone on Mediterranean forests: a review, 2006).
L’ozono è un inquinante di natura secondaria, ovvero non generato direttamente da attività antropiche, che si forma in atmosfera a seguito di complesse reazioni fotochimiche che coinvolgono in particolare gli ossidi di azoto (NOx) e i composti organici volatili (VOC), originati sia dalle attività umane sia di origine naturale; tali reazioni sono favorite nei mesi estivi in concomitanza di un intenso irraggiamento solare e di temperature elevate. I cambiamenti climatici rischiano quindi di intervenire in questo meccanismo, favorendo un incremento delle concentrazioni di ozono.
La regione mediterranea occidentale presenta fattori predisponenti e concentrazioni di ozono elevate sia in zone rurali che urbane (Sicard et al., Decrease in surface ozone concentrations at Mediterranean remote sites and increase in the cities, 2013), che possono causare danni rilevanti alla vegetazione. Per la protezione delle foreste si utilizza un indicatore denominato AOT40-foreste.
Questo indicatore, definito a livello europeo (UNECE 2010), viene espresso in µg/m3/h e calcolato sommando le differenze tra le concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m³ (= 40 parti per miliardo) e 80 µg/m3 in un dato periodo di tempo, utilizzando solo i valori orari rilevati ogni giorno tra le 8:00 e le 20:00 (sul periodo che va da aprile a settembre).
I valori di AOT40-foreste più elevati si trovano nei Paesi dell’area del Mediterraneo.
L’ozono diventa perciò un’emergenza ambientale per gli alberi e la biodiversità (danni all’apparato fogliare che induce senescenza precoce, diminuzione dell’attività foto sintetica e della produzione) e sanitaria per la popolazione (irritazione degli occhi, problemi respiratori, malattie cardiovascolari, crisi d’asma ecc.).
[Ainsworth et al, The Effects of Tropospheric Ozone on Net Primary Productivity and Implications for Climate Change, 2012]
Fotografia che mostra i sintomi causati dall’ozono
(piccoli punti gialli chiamati “Mottling”)
I danni osservati sulla vegetazione comportano un indebolimento delle piante, rendendole maggiormente sensibili agli attacchi parassitari e alle avversità climatiche. Questo squilibrio comporta una diminuzione della loro capacità di fornire servizi ecosistemici come lo stoccaggio del carbonio atmosferico, la conservazione della biodiversità, la protezione del suolo e la regimazione delle acque.
Il ripetersi, negli ultimi 15 anni, di stagioni caratterizzate da siccità ed elevate temperature hanno comportato un deperimento progressivo delle foreste. L’ulteriore aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni, attese nei prossimi anni, potrebbero comportare ulteriori danni e effetti deleteri sempre maggiori sugli ecosistemi.
Si stima, infatti, che in Piemonte la temperatura media globale sia aumentata di 0,85°C dal 1880, con un aumento di 0,12°C/decennio nel periodo 1951-2012. In base ai dati degli ultimi anni, che hanno segnato record via via successivi nella temperatura media, si può prevedere che il riscaldamento globale (aumento di 1°C dal periodo pre-industriale) tenderà ad intensificarsi, nonostante le azioni di riduzione dei gas serra.
Nel Sud-Est della Francia si è osservato, nel corso degli ultimi 20 anni, un aumento di temperatura (da +0,46 a +1.08°C).
In base alle stime dei modelli, entro il 2100, possiamo aspettarci un maggiore danno a carico delle specie più sensibili a causa dell’aumento previsto della temperatura (da + 1,95 a + 4,59°C) e della diminuzione delle precipitazioni (da – 13 a – 47%).
[Sicard e Dalstein-Richier, Health and vitality assessment of two common pine species in the context of climate change in southern Europe, 2015]